Lo stato delle reti idriche in Italia

Secondo i dati di Ecosistema Urbano 2017 di Legambiente – l’annuale rapporto sulle performance ambientali delle città capoluogo realizzato con il contributo scientifico dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia – nel 2016 raddoppia il numero di comuni che registrano consumi domestici superiori a 200 litri per abitante al giorno di acqua potabile (probabilmente riconducibili a utenze non soltanto domestiche ma contabilizzate come tali): Verona, Cosenza, Milano, Treviso, Pavia, Chieti, Monza, Sondrio. I consumi più bassi si registrano, invece, a Oristano (95,7 litri/abitan­te/giorno), Agrigento (107), Sassari e Perugia (115). Nel 2016 il valore medio dei consumi idrici domestici giornalieri tra tutti i capoluoghi sale leggermente rispetto all’anno precedente, passando da 151,4 a 152,7 litri pro capite, mentre rimane inferiore al valore del 2014 (154,4 litri).

Il dato sulla dispersione dell’acqua potabile nei capoluoghi italiani – continua il rapporto – conferma, in media, una situazione estremamente critica senza quasi segnali di discontinuità col passato. Nel 2016 sono ancora 17 i Comuni nei quali le perdite sono superiori al 50%, con punte di oltre il 60% a Frosinone, Vibo Valentia, Campobasso, Latina, Nuoro e Oristano. Stabile anche il numero di città dove più del 30% dell’acqua immessa nella rete viene dispersa (57) e il valore medio delle perdite della rete idrica nell’insieme dei centri urbani (35%). Sono soltanto sei le città virtuose che riescono a contenere le perdite sotto il 15%: Monza, Foggia, Macerata, Lodi, Ascoli, Pordenone. Il rapporto assume, quale stima delle probabili dispersioni, che la quota di acqua immessa in rete e non consumata per usi civili (domestici, servizi, usi pubblici e usi gratuiti), industriali ed agricoli sia, in qualche modo, dispersa. Sono quindi implicitamente considerate, insieme alle vere e proprie perdite fisiche, tutte le altre dispersioni dovute al cattivo funzionamento della rete, agli eventuali sversamenti e sfori nei serbatoi, alla mancata fatturazione e non contabilizzazione come gratuita, ai furti e ai prelievi abusivi.

Per quanto riguarda la capacità di depurazione, il rapporto rileva che gli ultimi dati Istat sulla percentuale di popolazione servita da rete fognaria delle acque reflue urbane riferiti al 2015 (ancora provvisori) sembrano mostrare una situazione più critica rispetto alla rilevazione precedente. Soltanto in 39 capoluoghi più del 95% degli abitanti è allacciato alla rete e, di questi, solo 33 riescono a coprire la totalità, o quasi, della popolazione con percentuali che oscillano tra il 98% e il 100%. Sono invece ancora 12 le città che non raggiungono l’80%, con Palermo, Treviso, Catania e Benevento che non arrivano nemmeno al 50%.