La transizione energetica dell’Europa

La seconda relazione della Commissione europea sull’energia indica che la transizione verso un’economia a bassa emissione di carbonio è ormai in atto.

In linea con il suo impegno a presentare una relazione annuale sullo stato dell’Unione dell’energia, la Commissione europea ha pubblicato la sua seconda relazione sul tema, dove illustra i progressi compiuti successivamente alla pubblicazione della prima relazione sullo stato dell’Unione dell’energia nel novembre 2015.

Secondo la relazione, il 2016 è stato l’anno dell’incisività: la visione racchiusa nella strategia quadro per un’Unione dell’energia è stata tradotta in iniziative legislative e non legislative concrete, soprattutto con il pacchetto “Energia pulita per tutti gli europei”, presentato il 30 novembre 2016.

L’UE nel suo insieme ha continuato a compiere buoni progressi verso la realizzazione degli obiettivi dell’Unione dell’energia, in particolare quelli in materia di clima ed energia per il 2020. L’UE ha già raggiunto l’obiettivo fissato al 2020 per quanto riguarda il consumo di energia finale. Lo stesso vale per le emissioni di gas a effetto serra: nel 2015, erano del 22% inferiori ai livelli del 1990. L’UE è sulla buona strada anche nel settore delle energie rinnovabili, dove – in base ai dati del 2014 – la quota di energie rinnovabili ha raggiunto il 16% del consumo lordo di energia finale. Un’altra importante tendenza consiste nel fatto che l’UE continua a dissociare con successo la crescita economica dalle emissioni di gas a effetto serra. Nel periodo 1990-2015, il prodotto interno lordo (PIL) combinato degli Stati membri dell’UE è aumentato del 50%, mentre le emissioni sono diminuite del 22%.

In un contesto geopolitico in rapida evoluzione, il successo dell’Unione dell’energia – continua la Commissione – è fondamentale per proteggere gli interessi economici e il benessere a lungo termine dell’Europa e degli europei. Per questo motivo negli scorsi mesi il lavoro sull’Unione dell’energia si è concentrato con più attenzione sulla diplomazia energetica, prefiggendosi di incrementare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, di far crescere le esportazioni di soluzioni targate UE basate su una tecnologia a bassa intensità di carbonio e di potenziare la competitività industriale europea.

Nel 2016 – ricorda la Commissione – è stata presentata inoltre una strategia europea per la mobilità a basse emissioni caratterizzata da un obiettivo ambizioso e chiaro: entro la metà del secolo le emissioni di gas a effetto serra provenienti dai trasporti dovranno essere inferiori di almeno il 60% rispetto al 1990 ed essere instradate saldamente su un percorso di avvicinamento allo zero, pur assicurando sia le esigenze di mobilità dei cittadini e delle merci sia la connettività globale.

Maros Sefcovic, responsabile per l’Unione dell’energia, ha dichiarato: «L’Unione dell’energia non si occupa solo di energia e clima, ma intende accelerare la fondamentale modernizzazione dell’economia europea nel suo complesso, trasformandola in un’economia a bassa emissione di carbonio ed efficiente nell’uso dell’energia e delle risorse, in modo socialmente equo. Dovremo inoltre migliorare la dimensione esterna dell’Unione dell’energia, per rafforzare il ruolo di leadership mondiale dell’UE. La maggior parte delle proposte legislative pertinenti sono ormai in corso d’esame: il 2017 dovrebbe essere l’anno dell’attuazione».

Arias Canete, Commissario per l’Azione per il clima e l’Energia, ha aggiunto: «L’Europa è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi al 2020 in materia di clima ed energia. Nonostante l’attuale incertezza geopolitica, l’Europa prosegue speditamente nella transizione verso l’energia pulita. Non ci sono alternative. E i fatti si commentano da soli: le energie rinnovabili sono ora più competitive e talvolta più a buon mercato dei combustibili fossili, danno lavoro a oltre un milione di persone in Europa, attraggono maggiori investimenti rispetto a molti altri settori, e hanno ridotto di 16 miliardi di euro la nostra fattura per le importazioni di combustibili fossili. Gli sforzi dovranno essere mantenuti ora che l’Europa e i suoi partner si impegnano a guidare la corsa mondiale verso un’economia più sostenibile e competitiva».