Conto Termico: l’era del 2.0

La scommessa del Conto termico 2016 si chiama sostenibilità. Abbandonati gli aspetti che hanno contribuito a non fare decollare come sperato la prima versione del meccanismo, la nuova edizione del provvedimento si incentra nell’agevolare le procedure e nel rendere l’incentivo più appetibile. Scopriamone le novità.

Alberto Montanini, presidente di Assotermica: «Il Conto termico è un tentativo anche per rendere stabile il meccanismo e dare maggiore sicurezza al settore».
Alberto Montanini, presidente di Assotermica: «Il Conto termico è un tentativo anche per rendere stabile il meccanismo e dare maggiore sicurezza al settore».

La notizia è più che nota, il 31 maggio 2016 è entrato in vigore il nuovo Conte termico. Rinnovato e migliorato rispetto alla precedente versione del dicembre 2012, è frutto dell’impegno anche delle associazioni di categoria che si sono mobilitate affinché questo meccanismo diventasse uno strumento efficace di efficientamento energetico e impiantistico.

Migliorie necessarie, perché la precedente versione non ha soddisfatto tutte le aspettative.

Il conto termico 1.0 ha deluso? Sì, secondo Alberto Montanini, presidente di Assotermica, per tutta una serie di motivi che ora andremo a scoprire, ma corre l’obbligo di precisare anche che è e resta uno strumento fondamentale.

Era stato il dl 133 del 12 settembre 2014, meglio conosciuto come decreto “Sblocca Italia”, a prevedere, all’articolo 22, un decreto per l’aggiornamento del Conto termico che ha poi preso forma dal Ministero dello Sviluppo economico con il DM 16 febbraio 2016 (GU n. 51 del 02/03/2016) intitolato “Aggiornamento della disciplina per l’incentivazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili”. Un titolo importante, sottolinea Montanini, in quanto «in sé racchiude già una dichiarazione di principi inoppugnabile».

I punti migliorati

Il Conto termico 2.0 vuole essere uno strumento nuovo nella sfida della sostenibilità ambientale. “E’ una scommessa – ha affermato il presidente di Assotermica in occasione del convegno organizzato da Assistal durante MCE 2016 – che dobbiamo concretizzare. Se si analizzano i consumi attuali si scopre che non siamo in linea con quanto previsto dagli obiettivi 20-20-20, infatti il target sul consumo energetico non è ancora completamente raggiunto; bisogna assolutamente intervenire, al fine di ridurre le importazioni di energia e renderci autonomi il più possibile. È quindi indispensabile mettere in atto misure nuove ed esistenti da adottare nei settori maggiormente energivori». Un problema di molti paesi ma soprattutto nostro, se si pensa che la richiesta energetica per il riscaldamento e l’acs in Italia detiene la più elevata percentuale di tutta Europa.

Cosa fare dunque? Ebbene il Conto termico può rappresentare una risposta efficace, soprattutto aggiustando il tiro rispetto alla prima versione del provvedimento. Sinora infatti questo tipo di strumento è stato ampiamente sottoutilizzato, «Per rendersene conto – ha sostenuto Montanini – basta osservare i dati del contatore pubblicati sul sito web del Gse, al 1° marzo 2016 risultano poco più di 17 mila richieste ammesse, per un totale di incentivi impiegati davvero molto basso, pari a quasi 63 milioni di euro», a dispetto dei 900 milioni messi a disposizione, di cui 200 milioni per interventi realizzati dalle PA e 700 milioni di euro per i soggetti privati.

Le ragioni del non completo successo del meccanismo nella sua prima versione sono diverse, «innanzitutto la limitata generosità degli incentivi, questi non devono essere elargiti a pioggia bensì finalizzati ai risultati che si possono conseguire effettivamente come obiettivo finale». Una seconda motivazione è quella che il presidente ha definito come «una certa farraginosità delle procedure»; l’intento, ha spiegato, era chiaramente quello di porre ben precisi paletti al fine di esercitare un maggiore controllo sugli effetti che il provvedimento avrebbe avuto anche sul mercato, ma questo ha finito per rendere le procedure troppo macchinose. Un altro elemento che ha contribuito rendere il primo Conto termico poco attraente è stata la «ridotta remunerazione dei sistemi più efficienti, che invece devono essere assolutamente remunerativi. Il ritorno dell’investimento deve essere innanzitutto chiaro, se il meccanismo lo permette e l’utenza lo capisce, allora sarà possibile anche replicarlo. Infine c’è stata l’assenza di alcune tipologie di sistemi, a cui appunto si è ovviato con il nuovo provvedimento».

Le novità dell’edizione 2016

Il decreto 16/2/2016 ha introdotto quindi alcune novità nel meccanismo del nuovo Conto termico. Il primo dato positivo è sicuramente la certezza dell’incentivo, «erogare l’incentivo predisponendo un’unica rata, fino a 5 mila euro, rende il meccanismo molto appetibile», per interventi al di sopra di quella soglia il decreto prevede invece una durata dell’incentivo tra i 2 e i 5 anni. «Non si tratta quindi solo di alzare l’asticella dei soldi erogati – ha continuato Montanini – ma anche di elargirli subito, nel corso di pochi mesi. Un provvedimento positivo dal punto di vista oggettivo ma soprattutto da come si porge all’utente, del rimando psicologico che se ne ottiene, influenzandone la scelta. È stata predisposta poi la possibilità di effettuare i pagamenti online e tramite la carta di credito, una semplificazione importante per i fruitori del Conto termico». E ancora «è stato approntato un data base di prodotti con potenza termica fino a 35 kW per i quali sarà possibile richiedere l’incentivo in modo automatico»; questo meccanismo sarà gestito direttamente dal Gse e i prodotti presenti nel data base saranno in pratica in semi autoapprovazione. «Ciò permetterà non solo di ridurre gli errori al momento dell’inserimento dei dati, in quanto in parte saranno pre caricati, ma si avrà la certezza che tali prodotti avranno requisiti già rispondenti al decreto legislativo».

Le tecnologie interessate dal nuovo decreto sono le caldaie a condensazione – solo però per le pubbliche amministrazioni, le imprese e i privati cittadini potranno ancora per quest’anno usufruire della detrazione fiscali del 50% e del 65% – gli scaldacqua a pompa di calore, gli impianti di solare termico, le pompe di calore e infine, novità assoluta 2016, gli ibridi, prodotti prima non compresi nel Conto termico.

Le tecnologie

Montanini ha spiegato in dettaglio le caratteristiche di ognuna di queste tecnologie. «Per le caldaie a condensazione, per le quali è prevista anche la nuova regolamentazione per la sostituzione di generatori esistenti, c’è il consolidamento degli interventi. I valori di copertura sono pari a 160 €/kW per caldaie fino a 35 kW, con un massimale 3 mila euro, e a 130 €/kW per caldaie sopra i 35 kW, con un massimale di 40 mila euro».

Una nuova valorizzazione attende invece il comparto degli scaldacqua a pompa di calore, «sono un prodotto estremamente innovativo e valido, che può aiutare il conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico»; una nuova spinta a questa tecnologia arriverà anche dalla regolamentazione della sostituzione di scaldacqua elettrici. Un’importante novità è invece prevista sul solare termico, «in questo caso, infatti, l’incentivo del nuovo provvedimento è legato non più ai metri quadrati, bensì alla producibilità dei pannelli, come da certificazione Solar Keymark. Ciò significa quindi valorizzare i prodotti migliori e più performanti, con una copertura del 35-38% dei costi dell’installato e una valorizzazione dell’energia termica prodotta di 0,37 €/kWh e 0,34 €/kWh, rispettivamente per impianti sotto e sopra i 12 metri quadrati, che garantisce così una maggiore remunerabilità». Ma non è tutto, perché le novità, spiega Montanini, prevedono anche un innalzamento della soglia di ammissibilità da 1.000 a 2.500 metri quadrati.

Con il nuovo provvedimento anche la remunerabilità delle pompe di calore sarà maggiore, assestandosi «intorno al 30-34% del costo dell’installato; inoltre è prevista l’eliminazione delle prove a -7 °C per le zone climatiche E e F, quindi con una semplificazione delle procedure, una diminuzione dei costi e l’eliminazione del ricorso a laboratori accreditati, sarà infatti sufficiente la certificazione in conformità alla UNI EN 14511».

Infine gli ibridi che, come si è detto, non comparivano nel primo Conto termico. «Sono costituiti da un insieme di caldaie a condensazione e pompe di calore uniti da un gestore di sistema che le fa funzionare insieme in modo ottimale per fornire comfort, garantendo riscaldamento e raffrescamento estivo».

Dunque il nuovo Conto termico, con le migliorie apportate rispetto al precedente promette di diventare uno strumento a favore dell’energia termica, del risparmio energetico e dell’uso razionale dell’energia, dotato di tutta una serie di strumenti efficaci per ridurre i consumi energetici. Non resta che applicarlo e sfruttarne le potenzialità.

di Raffaella Quadri

 

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