Geotermia a bassa entalpia: come favorirne lo sviluppo?

Dott. Roberto Pedron Geologo, Sinergeo Studio Associato di Geologia
Dott. Roberto Pedron
Geologo, Sinergeo Studio Associato di Geologia

La geotermia a bassa entalpia sfrutta il sottosuolo a debole profondità come serbatoio termico per la climatizzazione degli edifici, dal quale estrarre calore durante la stagione invernale e/o al quale cederlo durante la stagione estiva, utilizzando pompe di calore.

Non è possibile generalizzare in termini assoluti il confronto tra i due sistemi alternativi – a circuito aperto o chiuso – molto dipendendo dalla particolare situazione considerata, dai criteri progettuali e di gestione adottati e, ovviamente, dai vincoli normativi locali.

In generale, nel nostro paese, i sistemi a circuito aperto si scontrano con norme nazionali e regionali che, per motivi ambientali, tendono a disincentivare soprattutto lo scarico dell’acqua. Il mercato, in particolare nel Nord Italia, sta perciò promuovendo l’uso dei sistemi a circuito chiuso, quindi con sonde geotermiche.

Al riguardo, bisogna registrare tendenze disomogenee: da una parte regolamentazioni troppo permissive, che non sempre centrano gli aspetti ambientali più importanti; dall’altra norme eccessivamente restrittive, che altrettanto spesso impongono scelte tecniche difficilmente sostenibili dal mercato.

In Europa, molti stati si sono già dotati di una propria regolamentazione sugli impianti geotermici a bassa entalpia: punto di riferimento comune sono le norme tedesche VDI ed EN; notevole è anche la normativa elvetica in materia, recentemente aggiornata, forse la più attenta alle problematiche ambientali.

Da anni, in Italia, il settore attende quella normativa che dovrebbe offrire un quadro complessivo mirato a favorire lo sviluppo razionale e controllato degli impianti geotermici, tenendo in debita considerazione le peculiarità geologiche e idrogeologiche del territorio italiano, ricco di notevoli e variabili condizioni situ specifiche.

Quali dovrebbero esserne i principi ispiratori?

Si potrebbe iniziare con la realizzazione di studi in ambito regionale e provinciale, inerenti la valutazione del potenziale di scambio geotermico. Esistono già casi di ricerche di elevato profilo scientifico realizzate, ad esempio, per le provincie di Rovigo, Treviso, Venezia e Vicenza, che contengono numerosi elementi utili per supportare le pubbliche amministrazioni nella scelta delle tecnologie più efficaci e rispettose dell’ambiente.

Chiarezza e snellezza delle regolamentazioni dovrebbero soprattutto fornire certezze nelle tempistiche di autorizzazione e realizzazione: semplificare e omogeneizzare su tutto il territorio il trattamento di una medesima pratica può condizionare scelte e iniziative di rilievo.

In aggiunta, un regime di sostegno e incentivazione dell’uso della risorsa geotermica ai fini di riscaldamento/raffrescamento, con agevolazioni fiscali e/o tariffarie per il consumo di elettricità delle pompe di calore geotermiche, rappresenterebbe fattori concreti favore dello sviluppo della geotermia.

Non ultima in ordine d’importanza, si segnala la necessità di realizzare un registro degli impianti esistenti, con i dati tecnici salienti, e di effettuare il monitoraggio degli acquiferi, sia in fase progettuale sia in quella di esercizio degli impianti.

In conclusione, l’impostazione metodologica dei progetti e degli interventi dovrebbe essere ispirata a principi di rigorosa conservazione degli equilibri naturali, in ordine al mantenimento sia del carattere di rinnovabilità dell’energia geotermica a bassa entalpia come della qualità delle altre georisorse naturali.